Un acquario di laboratorio, una manciata di orate e una serie di stimoli: cibo distribuito a orari fissi, gestione dell’animale con brevi immobilizzazioni, e situazioni rese più o meno prevedibili. In quei contenitori i ricercatori non stavano solo registrando reazioni istintive. Stavano verificando se i pesci mostrano comportamenti modulati da un vero e proprio stato mentale, come avviene nei mammiferi. È una domanda che cambia la prospettiva su come interpretiamo comportamento e benessere animale, e che ha implicazioni pratiche per l’allevamento e la ricerca.
Lo studio e la metodologia
Gli scienziati hanno scelto l’orata come soggetto per la sperimentazione: un pesce comune in acquacoltura e facilmente osservabile in gruppo. A ogni individuo sono stati somministrati stimoli di segno opposto: un premio alimentare per attivare una condizione positiva e una breve immobilizzazione per indurre uno stato di disagio. Importante, gli stimoli sono stati presentati in maniera prevedibile o imprevedibile, per capire se la contestualità modifica la risposta.

La valutazione non si è limitata al comportamento osservabile. I ricercatori hanno misurato l’espressione di particolari geni, monitorato il livello di cortisolo nel sangue — l’ormone tipico dello stress — e registrato come i pesci interagivano con i conspecifici dopo gli stimoli. Queste misure combinate offrono un quadro più solido rispetto alle sole osservazioni visive, lo raccontano i tecnici del settore che seguono protocolli simili anche in altre specie.
Un dettaglio che molti sottovalutano: non è solo la natura dello stimolo, ma la sua prevedibilità che cambia la reazione. In alcuni casi lo stesso evento ha provocato avvicinamento; in altri ha innescato fuga. Questo evidenzia che la risposta è modulata da fattori interni e non è un semplice riflesso automatico.
Cosa indica per l’evoluzione e per la pratica
I risultati mostrano che i pesci non reagiscono sempre nello stesso modo agli stimoli, ma che le loro risposte dipendono da uno stato che possiamo definire emotivo: sensazioni di paura, soddisfazione o tranquillità influenzano decisioni di fuga o avvicinamento. Questo sostiene l’ipotesi che emozioni di base abbiano un’origine antica nel corso dell’evoluzione, presenti anche in linee animali separate dai mammiferi centinaia di milioni di anni fa.
Dal punto di vista applicativo, la ricerca porta a riflettere su pratiche di allevamento e sperimentazione: gestire la prevedibilità degli stimoli, per esempio, può ridurre stress e migliorare il comportamento sociale in vasca. È un aspetto che in acquacoltura in Italia e in Europa sta già entrando nelle linee guida per il benessere animale, benché servano ulteriori studi per standardizzare protocolli.
Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno nelle vasche pubbliche è l’aumento di comportamenti anomali quando varia la routine: questo esperimento fornisce una spiegazione biologica. La conclusione pratica è concreta: comprendere che anche i pesci hanno uno stato interno significa ripensare metodi di gestione, dalla ricerca in laboratorio al mestiere quotidiano di chi alleva pesci per il mercato.
