Cani in famiglia: perché sempre più italiani li scelgono come compagni insostituibili in casa

Cani in famiglia: perché sempre più italiani li scelgono come compagni insostituibili in casa

Luca Antonelli

Novembre 26, 2025

Un campanello che suona alle sette, una ciotola che si riempie e il proprietario che rivede la sua giornata mentre allaccia il guinzaglio: questa scena è diventata routine in molte case italiane. Dietro a gesti così semplici c’è un cambiamento più ampio nelle abitudini domestiche ed economiche: il cane non è più soltanto un compagno, ma una voce nelle scelte quotidiane della famiglia. I numeri e le abitudini raccontano una trasformazione che interessa spese, tempo libero e persino l’organizzazione urbana. Una presenza che pesa sulle scelte, ma che allo stesso tempo genera nuove opportunità di vita condivisa.

Una presenza che ridefinisce la casa

Le statistiche raccontano come il rapporto tra italiani e cani si sia evoluto: secondo il Rapporto Assalco-Zoomark ci sono circa 65 milioni di animali da compagnia nel Paese e quasi 10 milioni di questi sono cani. La pandemia ha accelerato adozioni e acquisti: le richieste nei canili sono salite in maniera significativa, con un aumento che alcuni enti del settore quantificano intorno al 28% tra il 2020 e il 2022. Chi sceglie un cane non è più solo una famiglia numerosa: molte nuove adozioni provengono da famiglie mononucleari e da persone oltre i 60 anni, categorie che oggi pesano per oltre un terzo dei nuovi proprietari.

Cani in famiglia: perché sempre più italiani li scelgono come compagni insostituibili in casa
Cani in famiglia: perché sempre più italiani li scelgono come compagni insostituibili in casa – royalpet.it

Un altro dato pratico: un cane su tre convive in appartamento e quasi il 40% dei proprietari ammette di aver cambiato la propria routine lavorativa o abitativa per accogliere l’animale. Per questo, nelle città più grandi si moltiplicano le aree dedicate e i servizi specializzati: da Milano a Bologna si vedono più spazi verdi attrezzati, dog sitter con certificazione e offerte di pet sharing. Un dettaglio che molti sottovalutano è l’impatto su mobilità e spazi domestici: i piccoli aggiustamenti nella casa o nell’orario di lavoro diventano norma per rendere sostenibile la convivenza.

Costi, routine e impegni quotidiani

Possedere un cane significa anche considerare costi e responsabilità pratiche. L’Istat stima che la spesa media annua per un cane di taglia media si aggiri intorno ai 1.500 euro, cifra che può raddoppiare se si includono coperture assicurative e percorsi di addestramento, arrivando fino a 3.000 euro l’anno. La voce alimentazione assorbe una fetta consistente della spesa, seguita da prestazioni veterinarie e prodotti per l’igiene; sono costi che molte famiglie ponderano prima di decidere.

Nel dettaglio le voci principali riportano cifre indicative: circa 600 euro per il cibo, 400 euro per veterinario e farmaci, e oltre 250 euro per accessori e igiene; le assicurazioni e l’addestramento possono variare tra 250 e 800 euro. Nonostante l’impegno economico, ricerche sul campo mostrano che oltre il 70% dei proprietari valuta questi costi come giustificati perché percepisce benefici concreti sul benessere personale e familiare. Un fenomeno che in molti notano solo nelle grandi città è la crescente domanda per servizi flessibili — pet sitter, dog-walking e strutture che offrono formule a ore — elementi che rendono sostenibile la convivenza senza rinunciare alla vita lavorativa.

Benefici misurabili e ricadute sociali

I vantaggi del convivere con un cane emergono anche in studi scientifici: ricerche condotte da atenei italiani segnalano una riduzione dei livelli di ansia e un miglioramento del benessere emotivo per chi vive con un animale da almeno qualche mese. Uno studio dell’Università di Padova ha evidenziato una diminuzione media del 25% nei livelli di ansia tra i soggetti coinvolti. L’effetto sul corpo è altrettanto concreto: chi porta regolarmente a spasso il cane percorre in media 4 km al giorno, un’abitudine che contrasta la sedentarietà.

I benefici si estendono alle relazioni interpersonali: secondo la Società Italiana di Pediatria, i bambini cresciuti con cani mostrano maggiore empatia, mentre fra gli anziani si registra una riduzione dei casi di depressione legata alla solitudine (dato ministeriale che parla di circa 18% in meno). Anche il lavoro cambia: le aziende con politiche pet friendly osservano assenteismo più basso, vicino al 12% in alcuni casi. Sul piano pubblico i Comuni adattano regolamenti e servizi — Roma ha istituito un registro per dog sitter, Torino ha ampliato le aree cani e Milano sta testando accessi controllati sui mezzi — ma permangono differenze territoriali, con il Sud che dispone di meno spazi attrezzati. Un dettaglio che molti sottovalutano è il ruolo delle associazioni locali, spesso decisive nel colmare lacune strutturali tramite progetti privati o sponsorizzazioni.

Dal lato delle scelte etiche, l’ENCI registra decine di migliaia di nuovi microchip all’anno (oltre 400 mila nel 2023) mentre i canili pubblici accolgono ancora un numero importante di animali abbandonati (intorno a 80 mila nello stesso periodo). Le campagne dedicate all’adozione cercano di invertire la tendenza e nuove regole nazionali richiedono documentazione sanitaria e registrazione del microchip per contrastare i traffici illeciti stimati in migliaia di cuccioli l’anno. Il valore economico è crescente: il mercato del pet care in Italia supera i 3 miliardi di euro e il segmento premium mostra una crescita rilevante, con un incremento intorno al +9% nell’ultimo anno. Il risultato è che il cane produce valore sociale ed economico, modificando, a piccoli passi, l’organizzazione delle famiglie e lo spazio urbano che le ospita.

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