Un lettore elettronico che scansiona la pelle di un cane al confine: è l’immagine concreta che l’Unione Europea vuole rendere comune per fermare traffici e migliorare la cura degli animali da compagnia. L’obiettivo politico è chiaro: mettere ordine nella vita di oltre 185 milioni di cani e gatti che vivono nelle case europee, rafforzando la tracciabilità e imponendo regole di base sul benessere. Chi compra un cucciolo online, chi gestisce un rifugio o chi esporta animali dall’estero troverà norme più stringenti su documenti, identificazione e pubblicità. Un dettaglio che molti sottovalutano: molte delle frodi nascono proprio dalla scarsa trasparenza delle annunciature in rete.
I tempi e il sistema di registrazione
Il nuovo quadro normativo introduce l’obbligo del microchip sottocutaneo per tutti i cani e i gatti presenti nell’Unione e prevede la registrazione degli identificativi in banche dati nazionali interoperabili. Per le attività professionali — allevamenti, rifugi, negozi — è prevista una finestra di adeguamento di alcuni anni: chi lavora con gli animali dovrà adeguarsi entro una scadenza fissata, così da evitare eccezioni. Per i proprietari privati sono stati concessi tempi più lunghi: chi ha già in casa un animale avrà anni per procedere con la marcatura e la registrazione.

Le regole valgono anche per le importazioni: gli animali destinati alla vendita devono essere inseriti nell’archivio nazionale entro pochi giorni dall’arrivo, mentre chi viaggia con il proprio animale dovrà registrarlo tramite un nuovo database europeo riservato ai viaggiatori. Lo scopo dichiarato è interrompere i canali usati dai trafficanti che si fingono cittadini per introdurre cucciolate allevate senza controlli. Un fenomeno che in diverse città italiane è già sotto osservazione dalle autorità veterinarie.
Il provvedimento include controlli maggiori sulle inserzioni online per limitare pedigree fasulli e documenti contraffatti, come certificati di vaccinazione. Questo comporterà nuovi adempimenti per piattaforme e venditori, e più verifiche sul territorio: per molti proprietari urbani sarà una novità nella scelta del cucciolo.
Benessere, mostre e limiti alla riproduzione
Le nuove disposizioni vietano o limitano pratiche ritenute dannose: amputazioni di orecchie e code saranno proibite salvo motivi veterinari, e saranno imposte restrizioni all’allevamento di animali con tratti estremi che compromettono la salute, come i cani dal muso eccessivamente schiacciato. Per queste categorie è prevista anche l’esclusione da mostre, esposizioni e competizioni se il fenotipo mette a rischio la respirazione o il benessere.
Altre misure interessano l’uso di collari pericolosi — via i collari con punte e gli strozzatori privi di sicurezza — e la pratica di legare gli animali per periodi prolungati, fatta eccezione per ragioni mediche. La normativa introduce limiti alla riproduzione: stop alle cucciolate tra consanguinei stretti e restrizioni per le femmine che hanno già subito due parti cesarei. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è l’impatto sulle micro-pratiche di allevamento domestico, spesso informali.
Le regole stabiliscono standard minimi: gli Stati membri possono adottare norme più severe se lo ritengono opportuno. Al contempo, la stretta mira a ridurre il mercato nero e a garantire condizioni migliori negli allevamenti e nei punti vendita. Per chi si occupa di animali — veterinari, associazioni e proprietari — il cambiamento si tradurrà in procedure più chiare e, alla lunga, in una maggiore responsabilità nella scelta e nella cura degli animali.
Un’immagine concreta per chi frequenta ambulatori e canili: il codice letto dal microchip diventerà parte delle cartelle cliniche e degli spostamenti, un dettaglio pratico che molti italiani stanno già osservando nelle loro città.
