Il lato nascosto delle piste da sci: perché gli uccelli scelgono questi luoghi e cosa sta cambiando

Il lato nascosto delle piste da sci: perché gli uccelli scelgono questi luoghi e cosa sta cambiando

Lorenzo Fogli

Dicembre 2, 2025

Sui pendii ancora imbiancati, tra solchi di sci e chiazze fangose, si vedono passerotti e corvidi cercare cibo come se fossero in una piccola oasi. È una scena che porta a due verità contrapposte: le piste da sci possono offrire risorse preziose in primavera, ma la stessa gestione umana e il cambiamento climatico rendono questi rifugi sempre più fragili. Lo mostrano osservazioni effettuate in un comprensorio delle Alpi, dove il disgelo crea microhabitat ricchi di invertebrati utili agli uccelli in fase di ripresa energetica.

Neve, piste e uccelli: una relazione inaspettata

Un’indagine condotta in alta quota ha mappato la presenza di volatili sulle aree sciabili e ha collegato le loro scelte di foraggiamento alla copertura nevosa. I ricercatori hanno rilevato che gli uccelli prediligono zone con manto nevoso intermedio e piccole aree fangose, dove la fauna del suolo emerge più facilmente. Questo comportamento è comprensibile: in primavera le specie devono reintegrare riserve energetiche prima della riproduzione e ogni fonte di cibo conta.

Il lato nascosto delle piste da sci: perché gli uccelli scelgono questi luoghi e cosa sta cambiando
Due anatre selvatiche sul manto nevoso, probabilmente in cerca di cibo. L’acqua scorre alle loro spalle in un ambiente montano. – royalpet.it

Nel monitoraggio sono stati registrati oltre cento individui appartenenti a diverse specie; tra le più frequenti figuravano la cornacchia nera e lo spioncello, assieme a presenze costanti di cesena, ballerina bianca, fanello e culbianco. I dati suggeriscono che la combinazione di neve compatta e spazi aperti creati dagli impianti può allungare il periodo in cui questi microhabitat restano disponibili rispetto alle aree naturali circostanti.

Un dettaglio che molti sottovalutano è che la neve artificiale e il compattamento meccanico trattengono il bianco sulle piste più a lungo, modificando i tempi del disgelo. Questo offre una finestra utile agli uccelli, ma introduce anche dipendenze da pratiche artificiali: la presenza prolungata della neve sulle piste non è un effetto neutro, e va valutata alla luce dei costi ambientali.

Gestione delle piste e limiti ambientali

La ricerca non esalta le piste come una soluzione salvifica: mette invece in evidenza un equilibrio precario. Le stazioni sciistiche possono, se ben gestite, fornire habitat di foraggiamento supplementari; allo stesso tempo l’uso crescente di innevamento artificiale comporta consumi idrici ed energetici e alterazioni del suolo. Per questo gli autori invitano a valutare le misure di conservazione senza ignorare i costi ecologici associati.

Tra le proposte pratiche emergono misure di gestione meno invasive: limitare il disturbo durante i picchi di foraggiamento, favorire corridoi naturali tra gli impianti e adottare strategie di innevamento e posa delle piste che minimizzino l’impatto sugli ecosistemi montani. Eventuali interventi dovrebbero essere parte di piani integrati di conservazione che considerino clima, uso del suolo e pressione antropica nel loro complesso.

Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è proprio la trasformazione delle valli: piste ampliate e nuovi impianti cambiano il paesaggio e le opportunità per la fauna. Per questo è necessario bilanciare le esigenze economiche del turismo invernale con la protezione della biodiversità alpina. Alla fine, la scelta di gestire le piste con pratiche sostenibili può ridurre l’impatto e, insieme, conservare risorse vitali per le specie che ogni primavera cercano rifugio tra i solchi della neve.

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