La notte è fatta di scoppi che spezzano il silenzio, di cani che cercano riparo e di vigili che raccolgono feriti. Quel quadro, familiare a molte città olandesi, è destinato a cambiare: il Parlamento ha approvato un divieto nazionale alla vendita e all’uso privato dei fuochi d’artificio, con entrata in vigore fissata al 1 gennaio 2026. Ma tra l’atto legislativo e la realtà delle strade restano nodi politici, economici e pratici da sciogliere. In questi mesi la decisione è stata presentata come una risposta a rischi sanitari, danni materiali e al forte disagio degli animali domestici e selvatici.
Una legge attesa, rinviata per motivi pratici
Il voto finale al Senato ha chiuso una lunga battaglia politica che parte da anni di pressioni di medici, vigili del fuoco e amministrazioni locali. La misura proibisce acquisto, vendita e uso di prodotti pirotecnici per i privati; tuttavia il governo ha scelto uno slittamento per ridurre il conto economico per l’industria. Se la norma fosse scattata immediatamente, le richieste di risarcimento dei produttori sarebbero potute arrivare a circa €895 milioni; con l’entrata differita la stima governativa scende a circa €50 milioni. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio la complessità delle tutele economiche: i produttori non sono un problema solo legale, ma anche logistico per le aree in cui quella filiera genera posti di lavoro.

Il cambio di rotta del partito liberale VVD è stato decisivo per la maggioranza; solo alcune formazioni di estrema destra e il Partito Socialista hanno votato contro. L’iniziativa è stata portata avanti da esponenti come Jesse Klaver e Esther Ouwehand, che hanno enfatizzato l’impatto su persone e animali. Un elemento che emerge è la difficoltà di far coincidere urgenza morale e tempi amministrativi: il rinvio ha attenuato il costo economico, ma ha lasciato la popolazione in una fase di transizione che si percepisce nei quartieri e nei negozi.
Sicurezza, salute e gli animali: numeri che spiegano la scelta
Il bilancio di ogni Capodanno nei Paesi Bassi è spesso drammatico: nell’ultimo anno si contano due morti, 1162 accessi al pronto soccorso per lesioni e circa 200 arresti, con danni stimati intorno a €16 milioni. Le forze dell’ordine hanno sottolineato che non si tratta solo di incidenti casuali, ma anche di episodi di violenza legati ai fuochi d’artificio: la polizia parla di «comportamenti senza limiti» e di attacchi che mettono a rischio operatori e passanti. Un dettaglio che molti non notano è il carico logistico sui servizi d’emergenza, costretti a riassegnare personale e mezzi durante la notte più critica dell’anno.
Il sindacato di polizia NPB e la sua presidente, Nine Kooiman, hanno descritto la percezione degli agenti come se lavorassero «in una zona di guerra». Accanto ai temi di sicurezza, la preoccupazione per la salute pubblica è forte: esplosioni e polveri sottili aumentano i costi sanitari, mentre l’inquinamento acustico mette sotto stress cani, gatti e fauna selvatica. Le organizzazioni animaliste hanno posto l’accento sul benessere degli animali: per molti cani la notte di fine anno è fonte di trauma, e anche gli allevamenti e i rifugi registrano picchi di richieste e interventi veterinari.
Cosa accadrà ora: regolamenti, controlli e la «ultima notte libera»
Per rendere operativa la legge serve un Regolamento Generale Amministrativo, che dovrà essere redatto dal sottosegretario alle Infrastrutture e alla Gestione delle acque, Thierry Aartsen. Il testo attuativo definirà sanzioni, modalità di confisca e le eccezioni eventualmente previste per eventi pubblici autorizzati. Un dettaglio che molti amministratori citano è la necessità di coordinare forze di polizia, enti locali e punti vendita per evitare vuoti normativi e aree dove il divieto resti di fatto inefficace.
La preoccupazione politica più immediata riguarda la notte che precede l’entrata in vigore: alcuni parlamentari temono che, sapendo che sarà l’«ultimo Capodanno legale», la popolazione possa eccedere nei festeggiamenti. La deputata Mirjam Bikker ha evocato il rischio di «un’altra specie di Armageddon», raccontando l’ansia di sindaci e forze dell’ordine. Intanto 19 città avevano già sperimentato divieti locali, spesso però ignorati: il sindaco di Amsterdam aveva avvertito che i tentativi frammentari sono inefficaci finché esiste una vendita commerciale normale.
L’opinione pubblica sembra aver cambiato atteggiamento: sondaggi indicano percentuali di favore tra il 57% e il 64% a seconda delle rilevazioni. Al tempo stesso, Italia, Belgio, Germania, Regno Unito e Irlanda sono citati come confronti utili per misure già adottate in Europa. Un fenomeno che in molti notano solo in città è la reazione dei proprietari di animali: veterinari e rifugi stanno organizzando consigli pratici e spazi sicuri per gli animali più vulnerabili, un dettaglio che molti sottovalutano ma che influirà sulla vita quotidiana nelle settimane successive all’entrata in vigore della legge.
